Ma come ha avuto origine il nome “Estate di San Martino”? Si narra che Martino di Tours si trovasse alle porte della città di Amiens, in una giornata di pioggia, vento e gelo con i suoi soldati, quando incontrò un mendicante seminudo. Immediatamente tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. San Martino, contento di avere fatto la carità, se ne andò sotto la pioggia ma fatti pochi passi ecco che smise di piovere ed il vento si calmò. Di lì a poco le nubi si diradarono, il cielo divenne sereno e il clima si fece mite. Il sole cominciò a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Quella notte Martino sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva donato al mendicante. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.
L’11 di novembre, data in cui fu celebrato il suo funerale, si festeggia dunque San Martino.
L’estate di San Martino è un periodo di lunghezza non ben definita che si colloca generalmente all’inizio di novembre e pare dunque trarre origine da una leggenda popolare anche se in realtà, gli studiosi di meteorologia, hanno notato che in effetti negli anni, in questo periodo, si assiste ad una presenza di clima mite e soleggiato.
Approfittando dunque di queste splendide giornate di sole è scattato il restyling del nostro piccolo orto.
Il cavolo cappuccio viola e la verza stanno crescendo senza bisogno di troppe attenzioni da parte nostra, se non consideriamo un controllo settimanale degli ospiti che banchettano con le loro succulente foglie. Anche le varie tipologie di radicchio rosso e di insalata se la cavano ancora bene senza il nostro aiuto anche se ci stiamo già preparando per la copertura che permetterà di non farle gelare di notte.
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Il radicchio rosso
e la sua amica
verza
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I finocchi, che per il primo anno sono cresciuti veramente bene, erano pronti per il raccolto e quindi sono passati direttamente dalla terra alla vaporiera….ovviamente passando prima per il lavandino!
Le attenzioni maggiori le abbiamo dedicate ai cavolini di Bruxelles che non avevamo mai piantato. Ci siamo quindi cimentati nella cimatura che si esegue togliendo il germoglio principale, ma lasciando le foglie a rosetta che lo circondano perché queste vegetando possano nutrire meglio la pianta.
E’ una gioia vedere le prime palline verdi che spuntano sul fusto… anche perché devo ammettere che non avevo la più pallida idea di dove crescessero i cavoletti. Alla radice, sul fusto, sotto le foglie? E quanti? Uno, dieci, cento? Poi sono andata su internet a vedere le foto e ho capito che se il raccolto sarà propizio avremo cavoletti di Bruxelles per almeno un anno. Preparatevi quindi ad un’infinità di ricette a tema!
Vi risparmio le mie foto al lavoro perché ho capito che devo rivedere leggermente il mio look country in quanto al momento sembro una via di mezzo tra un contadino medievale e una pazza scatenata!
Terminati i lavori nell’orto ci siamo dedicato anche al giardino e in un momento di pausa tra una potatura di siepe e un giro con la carriola piena di foglie, mi sono soffermata un attimo ad ammirare i colori che mi circondavano e sono rimasta rapita dalla loro magia.
Il rosso, l’arancio, il giallo, il marrone bruciato, l’ocra e l’azzurro di un cielo terso e privo di nuvole.
Infondo basta poco per trovare un poco di serenità…..